di Silvia Ronchey, La Stampa 30/10/2006
Quando Benedetto XVI nel suo discorso di Ratisbona del 12 settembre ha evocato la frase antislamica di un imperatore bizantino, molti avrebbero potuto credere che l’idea della «cattiveria assoluta» di Maometto fosse diffusa nell’Impero cristiano d’oriente, quello che per otto secoli fu a più stretto contatto con l’Islam. Niente di meno vero. Se vogliamo comprendere la realtà di oggi, il cosiddetto «scontro di civiltà», dobbiamo tenere conto che la guerra santa e la disinvoltura nel convertire con la spada, durante il Medioevo, appartenevano più all’immagine degli occidentali che a quella degli islamici. Anzi, spesso Bisanzio si alleò con l’Islam proprio per difendersi dall’aggressione dei crociati e dal proselitismo confessionale dei papi nei Balcani e nella Mitteleuropa. È in funzione antioccidentale che l’alleanza col grande Saladino, ad esempio, fu inaugurata da un imperatore geniale e carismatico come Andronico Comneno, il protagonista maschile de L’Impero perduto. Vita di Anna di Bisanzio di Paolo Cesaretti (Mondadori, 381 pagg., 19 euro).