Educatrice, tra i nomi più importanti della pedagogia (nel resto del mondo):
http://www.corriere.it/cronache/13_aprile_10/montessori-scuole-italia-dimenticata_70651f3e-a214-11e2-8e0a-db656702af56.shtml
Qualche informazione in più su Maria Montessori:
http://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Montessori
Pagine
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giovedì 11 aprile 2013
lunedì 8 aprile 2013
Tutta questione di esercizio
Il talento non è un dono, ma una conquista. Si conquista con il lavoro, con l' esercizio.
- Daniel Coyle: "The Talent Code. Greatness Isn’t Born. It’s Grown. Here’s How." (2009)
- Geoffrey Colvin: "Secrets of Greatness: What it takes to be great" (2006)
giovedì 21 giugno 2012
Incredibile Trenitalia
Attenzione ai requisiti degli stakeholder? Usabilità dei sistemi?
Un caso da manuale: Trenitalia.
Non voglio parlare del servizio agli utenti sui treni, inqualificabile (e non certo per colpa del personale viaggiante, poveretti).
Neppure del rinnovo delle stazioni, con il peggioramento delle condizioni per i viaggiatori (sempre meno posti a sedere, sparizione delle fontanelle, continui bombardamenti pubblicitari dai monitor, a fronte di poche e tardive segnalazioni utili).
Ciò che trovo davvero incredibile è il nuovo sistema di consultazione dell'orario e di prenotazione via internet.
Non è più possibile vedere il percorso di viaggio con le fermate intermedie.
Non è più possibile sapere se è permesso il trasporto biciclette.
Non è più possibile sapere se è previsto il trasporto di persone con handicap fisici.
Anzi, sì, è possibile. Ma solo sul sito (in italiano) delle ferrovie tedesche:
http://www.bahn.com/i/view/ITA/it/index.shtml
L'ho scoperto grazie a questo articolo.
giovedì 3 maggio 2012
Un sito di avvoltoi
Ho scoperto questo sito incredibile:
http://www.inmiamemoria.com/scatole_dei_ricordi/Comai/Mario/Comai_Mario___1192778.php
Ma come si permettono? Chi glielo permette di lucrare sui sentimenti? Chi gli fornisce i dati?
http://www.telereggio.it/2012/02/20/defunti-necrologie-virtuale-business/
Naturalmente non c'è solo mio padre.
http://www.inmiamemoria.com/scatole_dei_ricordi/Comai/Mario/Comai_Mario___1192778.php
Ma come si permettono? Chi glielo permette di lucrare sui sentimenti? Chi gli fornisce i dati?
http://www.telereggio.it/2012/02/20/defunti-necrologie-virtuale-business/
Naturalmente non c'è solo mio padre.
giovedì 9 giugno 2011
L'uomo che ha fregato un intero paese
Economist su Berlusconi e sulle differenze tra le regioni italiane.
giovedì 24 marzo 2011
Prima donna
In un articolo sulle aziende familiari italiane, su The Economist del 12 marzo 2011, si parla della difficoltà di introdurre in azienda manager competenti di provenienza esterna.
"The failure of many family bosses to play a team game - perhaps not surprising in a country where prima donna is a compliment, not an insult - can make things impossible for outside managers".
"The failure of many family bosses to play a team game - perhaps not surprising in a country where prima donna is a compliment, not an insult - can make things impossible for outside managers".
domenica 2 gennaio 2011
Out of doom: una prospettiva ideologica
Tracciata da Mario Monti, fondata sul liberalismo come antidoto agli illusionismi del marxismo italico e di Berlusconi. E al qualunquismo.
Quasi ovvio, è la prospettiva seguita in tutti i paesi che funzionano. Da vedere se si possa trattare di una prospettiva concreta anche in Italia.
Quasi ovvio, è la prospettiva seguita in tutti i paesi che funzionano. Da vedere se si possa trattare di una prospettiva concreta anche in Italia.
sabato 1 gennaio 2011
Come al Sud negli anni '60
L'Italia nel suo complesso mi sembra essere nella medesima situazione del Sud Italia negli anni '60 del Novecento.
Arretratezza educativa e culturale, stagnazione economica, evasione fiscale sistematica, nessuna prospettiva di lavoro non legata a conoscenze personali, criminalità organizzata intrecciata ovunque, senso di responsabilità collettivo ed individuale assente, politica clientelare e pecoreccia, sistema dell'informazione drogato.
Dal Sud, negli anni '60, la prospettiva primaria per chi non fosse intrallazzato con i poteri leciti e illeciti era emigrare. Credo sia una prospettiva sempre più attuale anche adesso, ma anche al Centro-Nord.
La politica italiana, dagli anni '70 in poi, ha raggiunto il risultato di un'effettiva unificazione del Paese. Al livello più basso possibile.
Arretratezza educativa e culturale, stagnazione economica, evasione fiscale sistematica, nessuna prospettiva di lavoro non legata a conoscenze personali, criminalità organizzata intrecciata ovunque, senso di responsabilità collettivo ed individuale assente, politica clientelare e pecoreccia, sistema dell'informazione drogato.
Dal Sud, negli anni '60, la prospettiva primaria per chi non fosse intrallazzato con i poteri leciti e illeciti era emigrare. Credo sia una prospettiva sempre più attuale anche adesso, ma anche al Centro-Nord.
La politica italiana, dagli anni '70 in poi, ha raggiunto il risultato di un'effettiva unificazione del Paese. Al livello più basso possibile.
giovedì 30 dicembre 2010
Italia a fine 2010
Un articolo esemplare di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera di ieri.
Nella prima parte descrive la situazione attuale in termini realistici. Ad esempio:
"abbiamo un sistema d'istruzione dal rendimento assai basso; una burocrazia sia centrale che locale pletorica e inefficientissima; una giustizia tardigrada e approssimativa; una delinquenza organizzata che altrove non ha eguali; le nostre grandi città, con le periferie tra le più brutte del mondo, sono largamente invivibili e quasi sempre prive di trasporti urbani moderni (metropolitane); la rete stradale e autostradale è largamente inadeguata e quella ferroviaria, appena ci si allontana dall'Alta velocità, è da Terzo mondo; la rete degli acquedotti è un colabrodo; il nostro paesaggio è sconvolto da frane e alluvioni rovinose ad ogni pioggia intensa, mentre musei, siti archeologici e biblioteche versano in condizioni semplicemente penose. Per finire, tutto ciò che è pubblico, dai concorsi agli appalti, è preda di una corruzione capillare e indomabile. C'è poi la nostra condizione economica: abbiamo contemporaneamente le tasse e l'evasione fiscale fra le più alte d'Europa, mentre gli operai italiani ricevono salari ben più bassi della media dell'area-euro; il nostro sistema pensionistico è fra i più costosi d'Europa malgrado le numerose riforme già fatte e siamo strangolati da un debito pubblico il pagamento dei cui interessi c'impedisce d'intraprendere qualunque politica di sviluppo. Ancora: nessuno dall'estero viene a fare nuovi investimenti in Italia, ma gruppi stranieri mettono gli occhi (e sempre più spesso le mani) su quanto resta di meglio del nostro apparato economico-produttivo; nel frattempo il processo di deindustrializzazione non si arresta e la disoccupazione, specie giovanile, resta assai alta."
Nella seconda parte evita di prendere posizione sulle responsabilità. Mette in un unico calderone chi si oppone a questo stato di cose e chi lo nega, affermando che in Italia le cose vanno meglio che in altri paesi e che bisogna semplicemente essere più ottimisti:
"Chi dovrebbe parlare resta in silenzio. Resta in silenzio il discorso pubblico della società italiana su se stessa, consegnato ad una miseria che diviene ogni giorno meno sopportabile. Ma soprattutto resta in silenzio la politica, divisa tra lo sciropposo ottimismo di Berlusconi, il suo patetico «ghe pensi mi» da un lato, e la vacuità dei suoi oppositori dall'altro. Bersani, La Russa, Bossi, Fini, Bondi, Vendola, Verdini, Di Pietro, Casini, e chi più ne ha più ne metta credono di parlare al Paese con le loro dichiarazioni, le loro interviste, i loro attacchi a questo o a quello, i loro progetti di alleanze, di controalleanze e di governi: non sanno che in realtà se ne stanno guadagnando solo un disprezzo crescente, ne stanno solo accrescendo la distanza dal loro traballante palcoscenico. Sempre più, infatti, la loro produzione quotidiana di parole suona eguale a se stessa: ripetitiva, irreale, ridicola."
Fa anche un unico calderone della stampa italiana, accusata di costituire
"un sistema dell'informazione anch'esso perlopiù perduto dietro la chiacchiera, il «retroscena», il titolo orribilmente confidenziale su «Tonino» o «Gianfri», il mortifero articolo di «costume»."
Ma il "tutto va bene" di Berlusconi e dei suoi non ha la stessa valenza dei tentativi delle opposizioni di affrontare i problemi del paese. Le scelte dei vecchi alleati del centro destra come Casini e Fini di distanziarsi dall'allegro cavalcare il disastro italiano non sono scelte di comodo. Le opposizioni storiche non sono tutte uguali: non si può confrontare la serietà di Bersani con l'arrivismo individualistico e la scarsa onestà intellettuale di Di Pietro.
E non si può mettere insieme Belpietro e De Bortoli, Minzolini e la Gabanelli in un unico fascio. Farlo non è qualunquismo. E' evitare di dire tutta la verità. E chi evita di dire tutta la verità risulta complice.
Nella prima parte descrive la situazione attuale in termini realistici. Ad esempio:
"abbiamo un sistema d'istruzione dal rendimento assai basso; una burocrazia sia centrale che locale pletorica e inefficientissima; una giustizia tardigrada e approssimativa; una delinquenza organizzata che altrove non ha eguali; le nostre grandi città, con le periferie tra le più brutte del mondo, sono largamente invivibili e quasi sempre prive di trasporti urbani moderni (metropolitane); la rete stradale e autostradale è largamente inadeguata e quella ferroviaria, appena ci si allontana dall'Alta velocità, è da Terzo mondo; la rete degli acquedotti è un colabrodo; il nostro paesaggio è sconvolto da frane e alluvioni rovinose ad ogni pioggia intensa, mentre musei, siti archeologici e biblioteche versano in condizioni semplicemente penose. Per finire, tutto ciò che è pubblico, dai concorsi agli appalti, è preda di una corruzione capillare e indomabile. C'è poi la nostra condizione economica: abbiamo contemporaneamente le tasse e l'evasione fiscale fra le più alte d'Europa, mentre gli operai italiani ricevono salari ben più bassi della media dell'area-euro; il nostro sistema pensionistico è fra i più costosi d'Europa malgrado le numerose riforme già fatte e siamo strangolati da un debito pubblico il pagamento dei cui interessi c'impedisce d'intraprendere qualunque politica di sviluppo. Ancora: nessuno dall'estero viene a fare nuovi investimenti in Italia, ma gruppi stranieri mettono gli occhi (e sempre più spesso le mani) su quanto resta di meglio del nostro apparato economico-produttivo; nel frattempo il processo di deindustrializzazione non si arresta e la disoccupazione, specie giovanile, resta assai alta."
Nella seconda parte evita di prendere posizione sulle responsabilità. Mette in un unico calderone chi si oppone a questo stato di cose e chi lo nega, affermando che in Italia le cose vanno meglio che in altri paesi e che bisogna semplicemente essere più ottimisti:
"Chi dovrebbe parlare resta in silenzio. Resta in silenzio il discorso pubblico della società italiana su se stessa, consegnato ad una miseria che diviene ogni giorno meno sopportabile. Ma soprattutto resta in silenzio la politica, divisa tra lo sciropposo ottimismo di Berlusconi, il suo patetico «ghe pensi mi» da un lato, e la vacuità dei suoi oppositori dall'altro. Bersani, La Russa, Bossi, Fini, Bondi, Vendola, Verdini, Di Pietro, Casini, e chi più ne ha più ne metta credono di parlare al Paese con le loro dichiarazioni, le loro interviste, i loro attacchi a questo o a quello, i loro progetti di alleanze, di controalleanze e di governi: non sanno che in realtà se ne stanno guadagnando solo un disprezzo crescente, ne stanno solo accrescendo la distanza dal loro traballante palcoscenico. Sempre più, infatti, la loro produzione quotidiana di parole suona eguale a se stessa: ripetitiva, irreale, ridicola."
Fa anche un unico calderone della stampa italiana, accusata di costituire
"un sistema dell'informazione anch'esso perlopiù perduto dietro la chiacchiera, il «retroscena», il titolo orribilmente confidenziale su «Tonino» o «Gianfri», il mortifero articolo di «costume»."
Ma il "tutto va bene" di Berlusconi e dei suoi non ha la stessa valenza dei tentativi delle opposizioni di affrontare i problemi del paese. Le scelte dei vecchi alleati del centro destra come Casini e Fini di distanziarsi dall'allegro cavalcare il disastro italiano non sono scelte di comodo. Le opposizioni storiche non sono tutte uguali: non si può confrontare la serietà di Bersani con l'arrivismo individualistico e la scarsa onestà intellettuale di Di Pietro.
E non si può mettere insieme Belpietro e De Bortoli, Minzolini e la Gabanelli in un unico fascio. Farlo non è qualunquismo. E' evitare di dire tutta la verità. E chi evita di dire tutta la verità risulta complice.
venerdì 5 novembre 2010
L'Italia, la corruzione, il mondo
Un articolo su The Economist del 28 ottobre 2010 riporta i dati del Corruption Perception Index di Transparency International, organizzazione internazionale con sede a Berlino.
Da vergogna la mappa, che riporto qui:
Da vergogna la mappa, che riporto qui:

venerdì 8 ottobre 2010
giovedì 16 settembre 2010
IT, Italia
Perché l'informatica italiana è nello stato disastrato in cui è?
Non c'è un motivo solo, ma tra gli altri c'è sicuramente la corruzione: http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_settembre_15/tangenti-arrestato-dirigente-asl-romah-1703768575684.shtml
Non c'è un motivo solo, ma tra gli altri c'è sicuramente la corruzione: http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_settembre_15/tangenti-arrestato-dirigente-asl-romah-1703768575684.shtml
giovedì 8 aprile 2010
Eccezioni nella TV italiana
Non tutta la TV italiana fa schifo. Report è eccellente.
Ma esistono anche altri casi eccezionali, anche se le eccezioni, quello che varrebbe la pena vedere, viene di solito mandato in onda in orari improbabili e improponibili per chi lavora.
Ad esempio, alle 12,25 del venerdì, una rubrica di notizie economiche veloci che si chiama Cifre in chiaro.
Ma esistono anche altri casi eccezionali, anche se le eccezioni, quello che varrebbe la pena vedere, viene di solito mandato in onda in orari improbabili e improponibili per chi lavora.
Ad esempio, alle 12,25 del venerdì, una rubrica di notizie economiche veloci che si chiama Cifre in chiaro.
mercoledì 13 gennaio 2010
Le condizioni dell'Italia
Rapporto Istat "Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo", edizione 2010.
Documento di sintesi in pdf.
Sito web con i dettagli.
Documento di sintesi in pdf.
Sito web con i dettagli.
Le condizioni della lingua italiana
Un comunicato congiunto dell'Accademia della Crusca, dell'Accademia dei Lincei, dell'Associazione per la Storia della Lingua Italiana:
http://www.accademiadellacrusca.it/lingua_italiana_scuola_sviluppo_il_documento.shtml
http://www.accademiadellacrusca.it/lingua_italiana_scuola_sviluppo_il_documento.shtml
giovedì 4 giugno 2009
Sull'Italia attuale
"If a nation expects to be ignorant and free, in a state of civilization, it expects what never was and never will be."
Thomas Jefferson
venerdì 22 maggio 2009
TED in italiano
TED (Technology Entertainment Design) è un ciclo di conferenze internazionali molto interessante.
La durata massima di ogni conferenza è di 20 minuti, e i relatori ed i temi affrontati sono eccellenti.
Ora alcune delle conferenze sono state sottotitolate in italiano, e vale la pena godersele.
La durata massima di ogni conferenza è di 20 minuti, e i relatori ed i temi affrontati sono eccellenti.
Ora alcune delle conferenze sono state sottotitolate in italiano, e vale la pena godersele.
martedì 21 ottobre 2008
Italia: 80.000 imprese IT
La Camera di Commercio di Milano ha pubblicato i risultati di una propria elaborazione sui dati del registro imprese.
Riporto l'intestazione:
"LA CARICA DELLE 80 MILA IMPRESE INFORMATICHE ITALIANE
+7,4% in quattro anni, 4 miliardi di euro di commercio estero
25 mila nuove assunzioni di personale qualificato nel 2008
Lombardia e Milano prime in Italia per imprese. Seguono Roma e Torino."
Userei meno trionfali, visto lo stato dell'economia italiana in generale e del settore IT in particolare. 80 mila imprese (la grande maggioranza individuali!) è un dato sconsolante, indice di frammentazione e debolezza.
Riporto l'intestazione:
"LA CARICA DELLE 80 MILA IMPRESE INFORMATICHE ITALIANE
+7,4% in quattro anni, 4 miliardi di euro di commercio estero
25 mila nuove assunzioni di personale qualificato nel 2008
Lombardia e Milano prime in Italia per imprese. Seguono Roma e Torino."
Userei meno trionfali, visto lo stato dell'economia italiana in generale e del settore IT in particolare. 80 mila imprese (la grande maggioranza individuali!) è un dato sconsolante, indice di frammentazione e debolezza.
martedì 16 settembre 2008
Italia ancora meno competitiva nell'IT
La conferma di un trend, secondo una ricerca pubblicata dalla Economist Intelligence Unit e ripresa dal sito di Computerworld Italia
mercoledì 21 maggio 2008
Cosa leggere - Grandi libri
Stando così le cose in Italia, due problemi mi stanno particolarmente a cuore.
Prima di tutto, la sistematica sottovalutazione del merito e della competenza, che da trent'anni ci fa perdere competitività nel mondo.
Poi, la trasmissione del sapere. Che è un effetto della sottovalutazione del merito, come si vede dai meccanismi di selezione a livello di docenze universitarie, a livello di quadri politici, e di management in una parte consistente del settore pubblico. Ma che è anche una concausa del declino della competitività italiana. I paesi in cui si studia poco e male vanno sempre peggio, in una economia mondiale basata sulla conoscenza e sull'innovazione.
Cosa leggere. Nel sessantotto avevo dieci anni, ma il clima culturale degli anni seguenti vedeva con sospetto la tradizione, si amava piuttosto la rottura degli schemi. In quel contesto, la proposta di percorso culturale formulata da Mortimer Adler (negli Usa, prima metà del novecento) non mi era arrivata. E se fosse arrivata, l'avrei guardata con molto sospetto. Sbagliavo.
Adler proponeva un percorso di apprendimento basato sulla lettura dei Grandi Libri, in una certa sequenza. La scelta dei libri e della sequenza è certamente incompleta, e riflette uno specifico punto di vista (quello di Adler) e una specifica cultura (quella statunitense della prima metà del secolo scorso). Ma la lista di Adler ha tre vantaggi:
Prima di tutto, la sistematica sottovalutazione del merito e della competenza, che da trent'anni ci fa perdere competitività nel mondo.
Poi, la trasmissione del sapere. Che è un effetto della sottovalutazione del merito, come si vede dai meccanismi di selezione a livello di docenze universitarie, a livello di quadri politici, e di management in una parte consistente del settore pubblico. Ma che è anche una concausa del declino della competitività italiana. I paesi in cui si studia poco e male vanno sempre peggio, in una economia mondiale basata sulla conoscenza e sull'innovazione.
Cosa leggere. Nel sessantotto avevo dieci anni, ma il clima culturale degli anni seguenti vedeva con sospetto la tradizione, si amava piuttosto la rottura degli schemi. In quel contesto, la proposta di percorso culturale formulata da Mortimer Adler (negli Usa, prima metà del novecento) non mi era arrivata. E se fosse arrivata, l'avrei guardata con molto sospetto. Sbagliavo.
Adler proponeva un percorso di apprendimento basato sulla lettura dei Grandi Libri, in una certa sequenza. La scelta dei libri e della sequenza è certamente incompleta, e riflette uno specifico punto di vista (quello di Adler) e una specifica cultura (quella statunitense della prima metà del secolo scorso). Ma la lista di Adler ha tre vantaggi:
- fornisce una guida sintetica, che la scuola a miei tempi non dava in modo altrettanto efficace
- include testi sia "umanistici" che "scientifici", contribuendo a superare la distanza tra le due culture
- non contiene testi mediocri o scadenti.
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